Data:
6 Agosto 2020

La collaborazione fra medici e ingegneri è nata negli anni 60-70 per lo sviluppo degli organi artificiali e della macchina cuore polmone. La Bioingegneria data di quel periodo e si è evoluta con l’utilizzo dell’informatica a sostegno delle problematiche mediche. La realizzazione delle apparecchiature necessarie ha fatto sorgere vere e proprie industrie biomediche.
L’Università italiana, per far fronte a questa specifica necessità, ha istituito la laurea in Ingegneria Biomedica e, presso l’Università di Bergamo, si tiene il corso di “Ingegneria delle tecnologie per la salute”.
Questi corsi hanno il preciso scopo di affiancare sempre più medici e ingegneri per aumentare l’efficienza di un servizio fondamentale, come quello che riguarda la salute dei cittadini, e, cosa niente affatto secondaria, utilizzare al meglio le risorse economiche a disposizione dello stesso. Inoltre, non a caso, impiantistica, apparecchiature e gestione dei servizi informatici, sono problematiche riconosciute dagli Ospedali come competenza professionale degli ingegneri.
Tanto più fondamentale diventa il contributo del sapere ingegneristico, come ricorda il professor Remuzzi nell’ultima parte del suo articolo, allo scoppio di pandemie, come la tristemente famosa Covid-19, che impongono radicali e repentini cambiamenti nella gestione del Sistema Sanitario, sia pubblico che privato.

Autore Ing. Andrea Remuzzi

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